Poso le valigie, le chiavi e la giacca vicino la porta. Mentre salgo annuso il profumo di legno delle scale. Lei è nel letto: legge.
Ciao
dice, alzando appena dopo gli occhi dalle pagine. Mi soffermo sulla sua bocca: il viso magro lascia che ogni espressione si modelli su curve di pelle tesa, e non capisco più quando quel sorriso sia vero, oppure no. La bacio non appena sono sotto le coperte. Lei resta ferma.
Com’è andata?
mi chiede senza distogliere lo sguardo dalle pagine.
Legge “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”, di Carver. Penso a come l’ossessione sia in grado di insinuarsi nella nostra mente modificando la percezione, il significato di ogni cosa che incontriamo, votando le casualità al sacro motivo che ci dispera.
Bene
le dico, e spero che basti.
Non mi racconti niente?
Mentre ascolto la pagina che gira, mi chiedo cos’è che vuoi che ti racconti.
E’ stato un bel viaggio
Ti prego, ______, dimmi cosa vuoi che ti racconti. Vuoi sapere se ho fatto delle belle foto? Se le inserirò nella prossima mostra? Se il signor Cori mi ha contattato per il contratto?
Cos’hai?
Non serve che fingi di preoccuparti. Non c’è più nulla di cui preoccuparsi. Cosa vuoi che ti racconti? Del freddo artico che mi schiaffeggia il viso mentre mi rinchiudo nella giacca? Di Carlo e io che balliamo ubriachi nella sala da ballo della nave mentre i marinai ci passano accanto portando sul palmo vassoi d'argento con calici di spumante? Vuoi che ti racconti del meraviglioso cielo bianco che si perde in una luce talmente chiara da sembrare neve?
Niente, sono solo stanco
Stanco, tremendamente stanco. Non sono partito per fare delle foto, ______. Non sono arrivato fino a Capo Nord per lavoro.
Ci sono andato per capire, per capire se davvero esiste qualcosa di più freddo al mondo delle tue labbra quando mi baci, del tuo saluto al mio ritorno, del posto che occupi in questo letto.
****, per favore. Se non vuoi parlarne fai come vuoi, ma non prendermi per stupida. E’ evidente che ti è successo qualcosa
No, non sei stupida, non lo sei mai stata. Ti toglierei quegli occhiali per vedere il viso di te da giovane, quando eravamo ancora all’università, e ritrovare quegli occhi in cui mi sembrava di vederci il mondo intero. Ma so che sarebbe solo una finzione maggiore del tuo sorriso.
E’ che sono pensieroso. Ho pensato così tanto durante queste due settimane che ho la testa che mi scoppia
O forse è il cuore che mi scoppia, mentre te lo dico.
A che hai pensato?
mi chiedi, e finalmente provi a guardarmi ma ormai sono girato dall’altra parte. Pensato, pensato, pensato. Non ho pensato a niente, ho soltanto guardato. Mi sono immerso nell’orizzonte al limite del mare mentre sul ponte della nave si traballava. Mi sono aggrappato a quella sottile linea che è stata il mio unico punto di riferimento dove l'acqua e il ghiaccio erano le sole cose che mi circondavano.
A tante cose. A quest’ultimo periodo, al lavoro. Le solite questioni...
E perché non me ne parli?
Di cosa vuoi che ti parli? Della libertà che ho provato nel non avere campo per poterti chiamare? Del silenzio con cui la sera scendevo in cabina e mi addormentavo senza la preoccupazione di avere un corpo assente di fianco a me? Oppure vuoi che ti racconti del fremito che ho provato guardando negli occhi la ragazza che mi ha chiesto
Lei è solo?
Magari domani
Sei sempre il solito
No, non sono più il solito. Ti basterebbe guardarmi veramente per capire che non sono più lo stesso. Non sono più lo stesso da quando ho messo i piedi su quella nave, insieme a Carlo, da quando ho ricominciato a sognare la notte, da quando mi sono ritrovato nel punto più a Nord del mondo e non ho pensato a te, da quando ho incontrato gli occhi brillanti di una sconosciuta su una nave che non sapevo dove mi avrebbe veramente portato, da quando ho pianto come un bambino davanti al mio migliore amico, da quando mi sono perso nelle cosce calde di Marlene, che era sola anche lei, da quando mi sono ricordato di cosa parliamo quando parliamo d’amore, da quando sono rientrato in questa casa, e il profumo delle scale - anche quello - non era più lo stesso.
No, Sara, non sono il solito
Ma tu queste cose non le saprai mai.
Che vuoi dire?
Questi racconti sono le onde che hanno battuto sulla chiglia della nave, portandomi fino a qui.
Ho deciso di lasciarti